17 gennaio 2011

La Focara degli zozzi e del bunga bunga

In edicola con 20centesimi


La Focara 2011, dopo un po' di entusiasmo iniziale, si è rivelata la stessa Focara di sempre: la più importante kermesse di fascine d'Italia. Anche presso noi blasé venticentesimali, dobbiamo ammetterlo, certi comunicati stampa sul rinnovamento gastronomico Focara avevano lasciato il segno. Proprio lo spauracchio da "congresso nazionale degli zozzi", invocato nel nostro pezzo di anteprima di sabato - solo per distruggerlo a colpi di solenni promesse di ingredienti "a chilometro zero" e tipicità garantite - si è purtroppo rivelato più reale che mai. Anzi, più che in ogni altra edizione, proprio quest'anno le infinite varianti sulle stesse ricette (dal panino al cordon bleu al panino al wurstel) hanno saputo varcare i semplici confini regionali, e spingersi fino a permettere alla timida camionetta di Felline, quella di sotto la chiesa (deserta quasi tutto l'anno: con un ristorante pro-capite, in paese, vorrei ben vedere) di rivaleggiare con le più ambite concorrenti del salernitano e del casertano. Una vera e propria convention che si è svolta nel massimo rispetto delle divergenze di idee ("il piccante lo metti prima o dopo la fettina?" - "la servola va bollita o piastrata divisa in due?") ma che purtroppo non ha prodotto i risultati che gli organizzatori promettevano, almeno dal punto di vista della convergenza territoriale. Una sola rivincita hanno saputo prendersi, però, gli spettatori non allineati, quegli eterni esploratori della malizia: quelli della cena al sacco portata da casa. I soliti ignobili - diranno i fittiani, orfano com'erano del loro fratello-padrone, rimasto in casa per via di un'improvvisa febbre. I soliti ignobili, comunque, hanno notato un piccolo dettaglio che ha saputo deliziare loro e, tutto sommato, divertire anche i meno inclini alla sfiducia all'attuale governo, e ai fischi ai suoi rappresentanti o sostenitori locali.
Al termine del concertone di "Elio e le storie tese", quindi, svanisce la paura di aver fatto del tutto inutilmente la strada a piedi praticamente dall'altezza di Villa Convento.
Un elemento la fa da padrone nei cuori di questi partecipanti più attenti, di quelli che non si fanno prendere per il naso da un crepparo acrobatico e non ringraziano a ripetizione Sant'Antonio Abate, solo perché hanno ritrovato il venditore barese di padelle antiaderenti dello scorso anno, allo stesso prezzo. Questo elemento è quel cavallo di Troia di un Elio, che è riuscito a far passare un suo canto in particolare non solo davanti al naso di Antonio Gabellone, di Rocco Palese (forse l'unico davvero cosciente dell'affronto subito, o semplicemente il più annoiato di tutti) ma anche di quello del committente principale del concerto stesso, il sindaco-farmacista di Novoli, Oscar Marzo Vetrugno.
Nessuno ha pagato per vedere il concerto degli Elii, ma sarebbe stato comunque impagabile vederli cantar "Canta canta con Lele, balla balla con Fede, se non stai attento vai in galera per colpa dell'Africa". Semplice, geniale, il bunga bunga della Focara, il bunga bunga del fuoco che brucia la noia con un retrogusto di svampa di salsiccia tribale. E restituisce il dono della danza anche a chi sta ancora digerendo la cena.
Come c'era da aspettarsi, all'indomani del giorno clou della Focara di Novoli, i maggiori quotidiani locali hanno ci hanno banchettato, con titoli e pezzi di cui i mali minori erano "Pienone di fedeli" o "Una festa che dura tutta la notte". Guai a sentire parlare del bunga. Questo rientra in una certa prassi giornalistica e non ce ne meravigliamo più. Abbiamo sviluppato una sorta di immunità al sospetto di piaggeria nelle articolesse dei migliori numeri del Quotidiano di Lecce, "Nuovo" solo gattopardescamente, perché niente cambi. O anche dei peggiori numeri della Gazzetta del Mezzogiorno, soprattutto quelli del lunedì. In verità, non crediamo neanche più a quella taccia iniziale di leccaculismo che avvolge quasi tutti i contributi del genere (dall'entusiasmo per la riqualificazione di San Cataldo a quello per l'edera sui pali del filobus). La spiegazione di tutto questo è che semplicemente non sempre si sa cosa scrivere, sui giornali, e che ogni nuovo argomento da trattare, per quanto trito e ciclico, è talmente benvenuto che l'entusiasmo che si sprigiono all'atto della sua adozione da parte dell'articolista è già un mezzo elogio. Il resto, se c'è, lo fa la panza piena.


(DA TIC & TRIBU' dello stesso giorno)

Come sempre, una delle attrazioni della Focara e dintorni sono le proposte commerciali di bancarelle di ogni tipo. Ogni anno è praticamente impossibile, per le addette ai lavori domestici, non cedere alla suggestione che le proprie condizioni di vita saranno cambiate per sempre, grazie a una spugnetta magica o a un mattarello telescopico. Un po' come avviene per le promesse dei politici sul futuro di eventi come la Focara stessa, del resto. In questi giorni la star è la spugnetta antimacchia di una signora che, al contrario dei tanti baresi microfonati, che propongono a loop le loro retoriche commerciali, semplicemente si rifiuta di fornire spiegazioni sull'uso della sua mercanzia.



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