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Non sono tempi facili per la Befana. La sua figura, un tempo tanto diffusa e simbolica, è ormai da annoverare fra le razze ultraterrene in via d'estinzione. Guai se a un bambino di oggi mancasse un elfo da comodino o un Babbo Natale da balcone. La Befana, invece, è la prima rinuncia iconografica di ogni famiglia contemporanea, quanto è alle prese con le feste e con la crisi. La fa da padrona solo nella romana piazza Navona dove, a dire il vero, dove non c'è una bancarella del mercatino natalizio che, accanto ai pupi del presepe, non vanti una o più versioni elettroniche della sua rappresentazione tradizionale: pupazzone urlanti, sghignazzanti, dagli occhi verdi come led o solo, semplicemente, molto brutte di faccia e di fisico. A Lecce la Befana è stata avvistata giusto da Avio, non a caso incrollabile baluardo baristico della concretezza contro il decorativismo. Sono però bambole tristi, quasi impaurite. Hanno poco della sfrontatezza autentica del personaggio che riproducono - stancamente. Lo sanno tutti che il grosso è contenuto nei calzettoni (esposti accanto) e che pochissimi clienti andranno a frugare fra le loro gonne per ottenere qualsivoglia dolcezza.
Purtroppo, essendo la nostra Befana molto meno fotogenica di un panda, sarà difficile far sì che un WWF si adoperi per la sua salvaguardia (eppure Santa Lucia solo sa se ne sarebbe bisogno, vista la fine che ha fatto lei, lei da cui tutto è cominciato: la prima presenza soprannaturale a portare doni ai bambini). Alcuni sostengono che questa vecchia signora sta pagando duramente la sua indifferenza mediatica; il suo storico rifiuto delle scene e dagli spot commerciali; il suo stesso significato originario, pregno di cultura underground poco alla moda (leggi: paganesimo rivisitato). Si dice, infatti, che la Befana abbia un'origine antichissima e che sia nata per morire. Cioè per incarnare, ciclicamente, la vecchiezza di un anno che se ne va: in brandelli. Un anno che almeno, tuttavia, ha il coraggio di andarsene, di concludersi, di essere sottoposto al vaglio di bilanci, riflessioni, pentimenti o soddisfazioni. Non come accade oggi. Gli stessi, sostengono che parta da qui l'inizio della decadenza befanesca: da questa negazione o falsificazione dei bilanci.
Insomma, quanto è svantaggiata questa povera donna non solo rispetto alla figura così rilassatamente markettara di un Babbo Natale, ma anche e soprattutto rispetto a una serie di presenze femminili altamente concorrenziali. Prime fra tutte: le vampirelle giovani e sexy che la televisione e il cinema hanno saputo rendere oggetto di culto.
La Befana è da sempre la dark lady delle feste comandate. Il lato oscuro delle celebrazioni. Il coté crepuscolare del buonismo natalizio. E' la voglia di mettere in dubbio ogni nostra certezza e credenza, a partire da quella nella bellezza fisica dei nostri eroi. Le protagoniste di tante serie tv basate sul lato oscuro dell'estetica, amano vincere facile grondando sangue, ma truccate alla perfezione; inseguendo il male, ma uscendo in foto sempre così bene. Con coraggio da vendere e carbone in quantità industriali, la Befana sola ha conservato la capacità di irridere tanto le Famiglie Cuore sanguinolente (vedi: la saga di Twilight) quanto le Barbie dei modelli televisivi tradizionali.
Fino a qualche anno fa "che ti porta la Befana?" resisteva come uno di quei modi di dire retrò che fanno tanto nonna-chic, alla stregua di "metti il pane nella ghaicciaia" (invece che nel frigo), o "ci vediamo in piazza trecentomila" (piuttosto che in piazza Mazzini). Oggi non c'è più neanche questo, e sono sempre meno i genitori che minacciano i propri figli con eventuali delusioni da parte di lei. Eppure, solo la Befana è capace di portare realmente nient'altro che carbone, seppure dolce, a chi non merita altro. Non solo più antiestetica, ma anche storicamente più tirchia, dunque, rispetto a Babbo Natale. E' come se a una figura maschile come Santa Claus si potessero perdonare tutti i difetti che pur possiede (e non sono pochi, dalla barba incolta al pancione, alla stessa età avanzata). E alla Befana, che ha solo quello della bruttezza fisica, oltre a una dirittura morale impeccabile, non si perdona nulla. Adottate una Befana: non sapete quanto possono essere generose le donne racchie quando ricevono la giusta dose di affetto.
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