17 aprile 2011

Toni Servillo all'ombra del barocco



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Il momento culminante dell’omaggio che il Festival del Cinema Europeo ha deciso di tributare a Toni Servillo è stato l’incontro coi baristi di “All’ombra del barocco”, che si è svolto ieri mattina in una corte dei Cicala impreziosita anche dalla presenza di una certa rappresentanza della stampa locale. Nonché di qualche graditissimo ospite della stampa vera e propria. L’evento seguiva le prime fondamentali proiezioni della mostra retrospettiva di film con Servillo, ricosciuto da molti dei presenti come uno dei più grandi attori italiani viventi - se non il più grande. L’accoppiata di questa mostra con quella delle regie di Emidio Greco ha reso questa edizione del Festival del Cinema Europeo sopportabile perfino a chi non fosse fan di Riccardo Scamarcio o a chi non confondesse Servillo e Greco fra di loro.
Servillo ha dato dimostrazione di una signorilità straordinaria almeno quanto la sua cultura nel campo della storia del cinema e del teatro. Ha tenuto a ricordarlo spesso, della sua origine teatrale e delle sue propensioni alla recitazione come “un’avventura dell’anima”, insieme con quanto gli sia costato - anche economicamente - non fare mai i conti con il mercato della televisione. “Eppure i grandi esempi prima di me non mancano, in questo senso” - ha precisato, ancora una volta facendo sensazione fra i presenti, markettari professionisti e patentati di
parcheggi futuristici, il grande Servillo. “Non tutti gli attori della tradizione del teatro ma anche del cinema italiano hanno accettato le offerte della televisione”.
E’ stato chiaro fin dalle prime battute che l’incontro con Servillo andasse inserito nella lista delle conferenze stampa serie svolte a Lecce dai tardi anni ‘70 ad oggi (che, fra l’altro, si contano sulle dita della mano di Mescio Tuccio, il celebre falegname e cantante di Karaoke ugentino, privato da uno dei suoi due mestieri di numerose estremità articolari). Un incontro serio al punto che, nonostante la presenza cartoonesca del sindaco di Lecce Paolo Perrone in cravatta rosa, si può parlare di successo di critica e di pubblico.

Si è partiti da un paio di episodi di manifestazione poetica di modestia che hanno immediatamente messo in difficoltà, oltre naturalmente la cravatta di Perrone già menzionata, anche diversi giornalisti locali, giunti in Range Rover Sport, parcheggiate in doppia fila di fronte a De Filippis. Perfino gli occhiali gialli da intellettuale integrato di Valerio Caprara, sublime critico cinematografico prigioniero, il sabato notte, di Gigi Marzullo, di Rai Uno e di Anselma Dell’Olio (“Cinematografo”), hanno cominciato a provare immediamente un fortissimo desiderio di essere quantomeno beige. Eppure, proprio Caprara è stato l’autore di uno dei più bei interventi della mattinata. Col suo accento partenopeo elegantissimo e sobrio, ha corretto il maestro Toni su un dittongo e mezzo di una cognome di cineasta francese che aveva pronunciato. Suscitando immediatamente le invidie della metà della platea che non riusciva a simulare in maniera abbastanza efficace di aver compreso quello che il collega aveva appena detto.

Per ogni istante della conversazione coi giornalisti, è stupefacente una cosa più di tutte le altre: Servillo non smette mai di parlare. Tace giusto per ascoltare le domande del pubblico, ma anche allora non smette mai di parlare con gli occhi. In molti casi, non smette mai di chiedersi chi diavolo siano quegli interlocutori così ipervestiti e, soprattutto, tanto desiderosi di sapere cosa pensi della Puglia e del Salento. E’ espressivo, in quell’anfratto in pietra leccese in cui lo hanno collocato Perrone e il sempre odiosissimo e chiassosissimo Alberto La Monica (autodefinitosi, sul relativo catalogo, “Festival Manager”), anche in silenzio, come in quei primi, sublimi minuti di Gorbaciòf, in cui non pronuncia una parola se non con lo sguardo.

Per la cronaca, alla domanda di cosa ne pensasse della Puglia, Toni Servillo aveva già risposto da sé, nel suo intervento introduttivo: “I momenti più emozionanti della mia vita privata li ho trascorsi tutti nel Salento e specificatamente a Santa Maria di Leuca”. Ha poi aggiunto, per accontentare al massimo i localisti: “Sto girando un nuovo film nel territorio di Brindisi con Daniele Ciprì, senza Maresco”.

1 commento:

Cheap HP ink ha detto...

It is always great to see some of the best works of notable individuals. Toni Servillo deserves the recognition.

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