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Sembra proprio che tutto il putiferio mediatico che le ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano in materia di ricchionaggine hanno suscitato, e che lo avrebbero affossato presso più di una potente loggia dormiente in pigiama di seta, stiano finendo per beneficiare soprattutto due personaggi, appartenenti da qualche settimana alla stessa lobby, ma apparentemente distanti anni luce l'uno dall'altro per formazione, stile di vita e aspirazioni personali. Naturalmente, stiamo parlando di Tiziano Ferro - il cantautore neogay di Latina - e di Nichi Vendola, il politico praticante di lungo corso.
L'annuncio di Silvio Berlusconi, in verità, non ha sorpreso quasi nessuno. Men che meno i tipici frequentatori del Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano-Rho, la location in cui le sue parole ancora riecheggiano: "Meglio guardare le ragazze che essere gay". Diciamo la verità, chi più e chi meno siamo tutti avidi appassionati dei b-movie hardcore in cui si è trasformata, da parecchi mesi, la stampa nazionale, e un po' ce lo aspettavano che il nostro uomo a Palazzo Chigi, se messo davanti a una scelta, pistola alla tempia, avrebbe preferito preferire le marocchine bone - sì, anche quelle che raccontano un po' di spacconate quando si tratta di dichiarare "a chi sono figlie" - alla tremenda minaccia fantasma rappresentata dall'omosessualità latente - che può coglierci tutti di sorpresa quando meno ce lo aspettiamo, con l'eccezione naturalmente dei tipici "topoi" del caso, come le saponette cadute negli spogliatoi di sport di squadra o i massaggi con olio Johnson in senso stretto.
Voi avete mai visto che gente gira a un Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano-Rho? Se siete parecchio fortunati, ne conoscete il tipo migliore: il ceto impiegatizio della banlieu meneghina, quello dalla rateizzazione più veloce del Nord, quello che non mangia e non fa mangiare formaggini di marca per poter fare i 230 in tangenziale, con la sua Kawasaki verde, ogni volta che si può permettere la quantità di benzina - altrettanto verde - necessaria a farlo. Il peggiore non avete davvero bisogno di conoscerlo. Ora, Silvio Berlusconi è una macchina di consensi e se una cosa è in grado di fare - oltre a procurarsi il miglior tempo libero in circolazione dai tempi della romanità della decadenza - è dire alla gente quello che la gente vuole sentirsi dire. In particolare, riesce benissimo a dire alla gente di Milano-Rho quello che la gente di Milano-Rho vuole sentirsi dire. Non deve essere in alcun modo amletico neanche per loro cosa scegliere fra un week end di follie con una mulatta con mezzo albero genealogico da fuori e un ideale di vita passato a giocare alla cavallina in appartamenti dotati di carta da parati a pois riciclata. Eppure, la stampa nazionale, che non ha resistito a fare un caso per molto meno, non ha resistito neanche a porre la questione sul vero e proprio affronto: un attacco veemente ai diritti e alla dignità del popolo omosessuale. Dio, come si gode a fare l'avvocato del diavolo: chissà che non si avvicini a questa sensazione fare il Ghedini, con in più qualche milione di euro nel conto corrente. Il chiasso che ne è venuto fuori è stato senza precedenti, per una dichiarazione del Cavaliere che non riguardasse né i magistrati né i trans. Oppurtunamento corroborato da contributi video che, sia sulla home page del Corriere.it che su quella di Repubblica.it, hanno di certo fatto la differenza anche rispetto agli articoli online veri e propri. Centinaia di migliaia di click e due assisti di portata clamorosa. Uno, è naturalmente quello fatto a Vendola e alla sua più riuscita videolettera di sempre.
E' stata postata nelle prime ore del pomeriggio di ieri ed ha fatto subito il pieno dei link e dei commenti su Twitter e Facebook. Davvero espressioni come "il tempo delle barzellette è finito", "teatro della virilità", "titoli di coda malriusciti" sono destinate istantaneamente a passare alla storia della comunicazione politica in Italia. E' una delle prime volte che Vendola non è solo brillantissimo, ma è anche umano, ferito, quasi modesto. Il bello è che probabilmente questo assist non deriva neanche da uno di quelli errori opportunamente malcelati dal premier, uno di quelli in cui lascia trapelare i suoi messaggi più nefasti. E' probabile insomma che Berlusconi non volesse riferirsi direttamente al suo potenziale rivale, con le sue parole. Ma il fatto che Vendola sfrutti così bene tempistiche e strumenti, la dice lunga sulla decadenza del berlusconismo mediatico, e sull'affacciarsi di un nuovo sole almeno altrettanto paraculo.
E Tiziano Ferro che c'azzecca? Chiederete voi. Avete provato a vedere a chi fa riferimento il banner pubblicitario sta facendo manbassa di impressioni giusto sopra il logo testata del Corriere online?
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