3 luglio 2010

Perché la Notte della Taranta sarà un successo

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Il programma della Notte della Taranta 2010 (dal 13 al 26 agosto col suo Festival itinerante, e il "concertone" finale previsto a Melpignano per il 28) per come appare al primo sguardo, è come un po' incoscientemente noncurante dell'aria di decadenza che investe anche le locandine delle manifestazioni più allegre o tradizionali dell'estate salentina. Tira fuori i nomi che è riuscito ad attrarre orgoglioso e sprezzante della difficoltà come un giovane elenca le belle cose che è riuscito a comprare col suo primo, vero stipendio, tutto da solo: Ludovico Einaudi (maestro concertatore del concertone); Dulce Pontes (voce globale, ma che ha stregato il mondo a partire da una sua tradizone locale, il fado portoghese); Mercan Dede e Sabina Yannatou (che stanno scrivendo i capitoli più recenti della storia della world music, rispettivamente turca e greca); e i Sud Sound System, della cui presenza non dobbiamo gioire meno solo perché abitano più vicino a casa nostra di tutti gli altri, anche perché non sono meno contesi di qualunque fuoriclasse della fusion fra mondi lontani e "radici ca teni" nelle rassegne musicali estive di tutta Italia e oltre.
Insomma, prodigio o efficienza, è come se una sorta di schermo protettivo fosse teso sulla prodigiosa capacità degli organizzatori della "Notte" (a partire dal Presidente della Fondazione Notte della Taranta Sergio Blasi, al suo successore nel ruolo di Sindaco di Melpignano Ivan Stomeo e al direttore artistico della manifestazione Sergio Torsello). E' un anno difficile per il tempo libero.  

Anche la tre giorni leccese di festeggiamenti per la Santità di Oronzo Martire - nonostante gli sforzi dell'Assessore Attilio Monosi, vero patrono del Patrono, per farla finanziare - arranca, dovendo contare solo sulle sue forze più spirituali (sebben non ci soli santini viva il devoto). Perfino la ormai storica "Notte Bianca" di Lecce è andata in onda ieri sera avvolta in un velo di tristezza: vuoi perché presentava il programma più povero e sconfortante di sempre, vuoi perché troppo dispersiva, vuoi perché forzata a esaltare le caratteristiche di aggregazione di un centro storico già di per sè saturo di divertimento notturni - tutti fittizi e, bene che vada, bordeline dal punto di vista della legalità.

I più crudeli diranno che, più che una benedizione da parte di qualche divinità semi-pagana di pizzicata memoria, la vera fortuna del Festival di Sergio Blasi sia non essere vittima anch'essa (se non altro per motivi di competenza territoriale) della maledizione che pare aleggiare su tutto quanto, invece, sia voluto o promosso dal Comune di Lecce, guidato da Paolo Perrone. Non a caso, la grande sinergia con la vice-presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce, Simona Manca (dunque, una sinergia trasversale, al di lù degli schieramenti) non è una delle ultime ragioni plausibili di questo spiegamento di forze artistiche.
Invece, ecco che la "Notte della Taranta" fa il suo ritorno nell'anno 2010 forte della sua classica mistura di estemporaneità e di struttura; di leggerezza e organizzazione; di Salento e di Regione: vivace come alla prima edizione, ma ricca come se fosse - com'è, del resto - alla sua tredicesima volta. Sì, pare proprio che questo evento tribal-istituzionale, per via del mix unico che ne è la ragion d'essere - e che è ormai una delle sue caratteristiche più difficilmente imitabili altrove - sia l'unico appuntamento di questa estate a non essere toccato dalla crisi.

Il quale mix, del resto, sembra sempre più poter assurgere a simbolo del Salento che funziona, almeno culturalmente - e, di conseguenza, almeno in parte, turisticamente. Una volta che la musica comincia, sul palco di Melpignano, è sempre come se tutto quello che ci si vede e ci si sente fosse frutto della più ispirata delle improvvisazioni: ma fino a un attimo prima della prima fuoriuscita di decibel dagli amplificatori, e a partire da un attimo dopo il primo riposo delle trombe, fra un pezzo e l'altro, tutto è stato voluto, studiato e provato a menadito.

E' tutta qui la chiave del suo successo, che punta ad essere riconfermato anche questa estate: la Notte della Taranta è come una grande ragazzina di paese (non a caso è una ancora giovane, e non potrebbe svolgersi altrove che in un piccolo centro), ma colta ogni anno nell'atto di diventare adulta. Con la stessa ciclicità con cui una vera pizzicata d'altri tempi sperava di guarire: annuale. Solo, adulta ma non troppo: già solenne nella sua peccaminosa bramosia di percussioni e di galloni di birra (non importa quale marca, non conta a che temperatura, nella mani di appassionati che però conoscono vita, morte e concerti di ciascun polistrumentista turco che sta rapendo loro il cuore), e ancora fanciullesca nel modo pudico ma beato con cui guarda al suo successo.

1 commento:

fabio ha detto...

Belle parole, hai fatto delle osservazioni che non mi passavano per la testa, un'ottica per leggere la Notte della Taranta in maniera diversa, almeno per me. Dopotutto, se parliamo ogni anno della Notte dell Taranta per giorni e giorni, significa che è un successo, di per sè.

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