2 luglio 2010

Quanto è fico Caravaggio a Lecce

Hanno davvero rasentato la commozione in più momenti la presentazione e l'inaugurazione della mostra di Caravaggio a San Francesco della Scarpa. Perfino i tanti poliziotti di stanza fra le colonne dei propilei dell'ex Convitto Palmieri sembravano essere pronti, da un momento dall'altro, a suonare le sirene delle volanti a festa, tali erano la compostezza, l'interesse, la vera e proprio gioia orgogliosa con cui centinaia di semplici cittadini - unitamente a svariate dozzine di torte di Alvino - facevano il loro lento ingresso nella struttura dell'ex convento. Evidentemente, l'organizzazione di questa specialissima mostra, su un tema peraltro lontano dalla sensibilità e dalla curiosità popolare - come non può che essere l'enigma rappresentato dall'autenticità del  "doppio" San Francesco in meditazione, dilemma storico-artistico destinato a difficile, se non impossibile, soluzione - mette in risalto, anche nelle più profonde, attuali province dell'impero culturale che fu del nostro paese, il grado e la qualifica di "stella" dell'arte che è divenuto Michelangelo Merisi da Caravaggio. Nei volti dei giovani rubati all'aperitivo, delle rigide professoressine strappate per una soirèe ai morsi della coscienza da docente di liceo sotto esame, perfino nelle stesse espressioni sinceramente compiaciute di ciascuna delle cosiddette autorità presenti (e primo fra tutti il cattolicissimo Alfredo Mantovano in persona, "prestatore", per conto del Ministero dell'Interno, di cui è sottosegretario e che è proprietario delle due opere esposte), tutto significava semplicemente pura gioia mista a sorpresa. E mista anche un poco a quel tipico divertimento - quasi infantilesco - che si prova nel riconoscere inaspettatamente in una piazza della propria piccola cittadina un divo del cinema in trasferta. Anche i più insospettabili - vale a dire i veri esperti o presunti tali - non potevano fare a meno di questa espressione beata. Nessun altro artista del presente o del passato riesce a dare questo effetto, tanto più strabiliante quando si pensa a come Caravaggio, non piú di un secolo fa, fosse quasi ignorato dalle masse.
I due San Francesco, perfettamente illuminati e ben corredati di un impianto didattico che li accompagnerà per tutta l'estate, sono posti nelle prime due cappelle a destra e a sinistra della Chiesa conventuale, separati solo da qualche metro e dallo stupore del pubblico, dopo secoli di separazione (seppure, solo di qualche decina di chilometri). Che siate a digiuno di realismo seicentesco - e facciate più caso al "trova le differenze che ad altro (le principali sono i maggiori buchi "pauperistici" sul saio di destra, nella versione di Santa Maria della Concezione) - o che siate fra gli eletti che si pongano più che altro il problema della prospettiva del piccolo crocifisso in basso, in entrambe le tavole, o quello di farsi riconoscere da Mantovano - tornate a San Francesco anche in altre sere di questa estate, magari meno affollate di quella di ieri, per non pensate ad altro che a quanto è fico avere Caravaggio a Lecce. Liberi da ogni turbamento.

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