16 ottobre 2010

Magdi Allam, lo stranissimo Cristiano

In edicola con 20Centesimi

L'opera più autobiografica del diversamente copto Magdi Cristiano Allam non poteva che essere presentata a Lecce col massimo entusiasmo da parte di Alfredo Mantovano e dei suoi grandi elettori. Il foyer del Teatro Politeama Greco, ieri sera alle 18, era stracolmo del centinaio di poltroncine rosse che, di norma, sono il solo arredamento dei suoi palchi (siamo nell'epoca dei reality, non dimentichiamolo). Una decisone lungi da ogni passibilità di vanagloria da parte di Alessandra Pizzi. La mente e le mèches dietro questo importante evento, infatti, hanno preferito non concedere nulla al rischio di alopecie di posti vuoti nella platea del teatro. La cosa si è rivelata saggia, perché la presenza di una tale personalità - per giunta, a Lecce per la prima volta, dopo un fugace passaggio novolese qualche mese fa - meritava qualcosa di più delle sole due o tre file di carabinieri in piedi, dietro il centinaio di fedelissimi (di Mantovano, di Gesù, o di entrambi).
L'evento era presentato da Gianni Donno (già consulente della Commissione Mitrokhin, oltre che stimato Professore Ordinario di Storia contemporanea presso l'Università del Salento e autore di numerose pubblicazioni e articoli, fra cui "L'ultima speranza per il Sud si chiama Lega"). Dopo i saluti di rito da parte di Simona Manca, Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce e padrona di casa, Donno ha rubato solo qualche minuto del tempo riservato a Magdi e a Cristiano per fare presente all'uditorio il suo concetto di "islamicamente corretto" e quanto esso sia superato e improprio. Qualche istante dell'introduzione è stato dedicato anche a qualche difficoltà nel distinguere fra l'apparato musivo della Cattedrale di Otranto come esempio da manuale di incontro iconologico fra cultura orientale e occidentale, e lo stesso come incontro fra Cristianità e Islam (cosa che farebbe rivoltare don Grazio Gianfreda nella tomba).
Il libro di Allam, "Europa Cristiana libera", racconta gli anni più culturalmente e spiritualmente sofferti della sua vita: al centro di tutto, il passaggio da una lunga carriera nel giornalismo professionale, culminata con la vice-direzione del Corriere della Sera, alla decisione di fondare un nuovo partito, “Protagonisti Per l’Europa Cristiana”. Il volume, edito da Mondadori (18 euro) contiene dei passi toccanti e vibranti, non c'è che dire. Anche le sue parole di ieri lo sono, eccome.
Solo, le cose più belle che dice questo stranissimo cristiano (se al livello di "solo" strano restava saldamente fermo il giornalista televisivo Antonio Socci, che qualcuno ricorderà), sono anche le più laiche che pronuncia. E' un bel sottoinsieme, in cui vorremmo tanto che la parte principale della discussione restasse. Come se non ci fosse bisogno di troppa religiosità per dire delle verità civili e soprattutto umane che sono alla base del nostro esistere. Utopia? Resta il fatto che quando Magdi afferma: "I dialoghi devono essere prima fra persone, che fra religiosi", sento troppo più entusiasmo da parte dei pochi atei presenti in sala, che dai numerari dell'Opus Dei al loro fianco.
Il fatto è che troppe volte, ascoltando le parole di Cristiano, ci viene alla mente l'attributo "liturgico" (se non "pretesco"). Cito: "Il 22 marzo 2008, durante la Veglia pasquale, ho ricevuto il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia in San Pietro da papa Benedetto XVI". Per dirlo con parole che sono una mia libera interpretazione del pensiero di Allam stesso, davanti a tanto apparato cristiano-retorico, in cuor mio, non vorrei altro che "Europa Cristiana libera" fosse il libro speciale che, di fatto, è, non perché scritto da un giornalista e poi politico egiziano naturalizzato italiano (cresciuto da musulmano, ma educato in scuole cattoliche da sempre), ma perché scritto da un uomo speciale.
Facendo dunque un bilancio senza troppi peli sulla lingua, a parte un Magdi libero pensatore e grandissimo oratore, ma un po' prigioniero di Cristiano (o, comunque, più prigioniero di Cristiano che della sua ingente scorta, con cui sembra vivere un impressionante rapporto di simbiosi), la "sfida" di ieri sera è stata ampiamente vinta da Simona Manca. Non è la prima volta che questo accade. E' un copione ormai già scritto ogni volta che, negli ultimi mesi, a Lecce si invita qualcuno a dire qualcosa di culturalmente rilevante e questi non è Francesco Guccini, o comunque un musicista in odore di taranta. Resta da vedere se la cosa avvenga così puntualmente più per merito di Simona o per demerito dei suoi colleghi amministratori.

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