2 ottobre 2010

Quella rive gauche dietro le Officine Cantelmo

In edicola con 20Centesimi

Chi sostiene che nel destino della nuova sede delle Officine Cantelmo (inaugurata giovedì da Paolo Perrone e dal suo entusiasmo per le emeroteche) ci
sia solo l'ennesimo caso alla Striscia la Notizia di sottoutilizzo di una costosa ristrutturazione pubblica, ecco, si sbaglia di grosso. Evidentemente, chi pensa di poter portare avanti argomentazioni del genere non è mai stato ubriaco di birra Gordon's doppio malto del Trumpet, il pub dai coperti più ambiti della zona. Oppure, non si è rifornito di culatelli stagionati presso la piccola, deliziosa salumo-panino-enoteca che dà sulla Chiesa Greca, ed è il primo biglietto da visita gastronomico che Lecce, timidamente, porge ai forestieri che decidano di fermarsi in uno dei Bed & Breakfast "alternativi con charme" della piazzetta.
Certo, i numeri e le immagini che i quotidiani salentini snocciolano su questo secondo spazio meritato da Alessandro Delli Noci e dalla sua equipe, sbalordiscono i più. La sola illuminazione è frutto dell'esperienza della ditta "Idealuce" di Franco Ingrosso (ricordato dal Quotidiano così, come se un architetto della luce di grido). Gli arredi sono della ditta Cubico di Galatina. Sic, come se fosse l'articolo "antico" di una puntata di "Ieri e Oggi" di Chiarella D'Ambrogio sul Corriere del Mezzogiorno. Si aggiunga una scultura "gigante" del maestro Bruno Maggio e il fatto che tutto questo è costato un milione e mezzo di euro, più altri 500.000 attesi, e si avrà un'idea delle proporzioni dell'operazione.
Forse, questi scettici hanno dalla loro l'essere passati da Corte dei Mesagnesi ieri pomeriggio, a dare un'occhiata al day after l'inaugurazione. Si sono imbattuti in porte e finestre sì sprangate, ma accuratamente sorvegliate da videocamere, curiose come vicine di casa paesane, ma hi-tech e ancora più instancabili osservatrici di quello che accade intorno. Quello che questi facinorosi forse non capiscono è che l'apertura di questo nuovo spazio consegna definitivamente ai leccesi qualcosa che è molto di più che un luogo di confronto di idee artistiche, culturali e musicali. Posto che mai, nel corso della lunga storia delle idee artistiche, culturali e musicali, sia stata necessaria una palazzina a due piani da un milione e mezzo di euro di sola ristrutturazione, perché queste fossero effettivamente confrontate. Quello che le Cantelmo 2 offrono ai leccesi, giovani o con giovani che siano, è un biglietto di seconda classe per un sogno: la consacrazione finale di una rive gauche leccese che possa contrastare con orgoglio la cosiddetta movida, ormai apertamente di centrodestra. Una rive droite in cui ormai non tutti si riconoscono, e che altri sinceramente non si possono proprio permettere.

Il futuro di questa parte di Lecce (che va dal tribunale al vecchio "Angiulinu") non è solo nei convegni di giovani avvocati che le Cantelmo 1 hanno saputo fidelizzare, fra una festa con Tony Rucola e un'altra. E neanche nei pur prestigiosi gadget personalizzati che l'UniSalentoStore, lo spaccio ufficiale del merchandising targato Università del Salento, propone, manco fossimo a Yale. Eppure, le due Cantelmo faranno sempre più convergere in questi incroci, in queste piazzette, e anche presso i pub e le vinerie che spuntano come brufoli in via Umberto I (un tempo di confine, ora apparentemente passata alla "gauche")
Dove un tempo era il piccolo grande impero immobiliare della "Mara" (storico travestito di polso salentino), una nicchia in crescita del popolo della notte leccese trascorre il suo tempo; divora le sue patate al forno da fame chimica; ci prova con ragazze vent'anni più giovani, in ricordo di una moglie che non esce più o che è scappata con un marketer del vino di Verona.

Al limite, questa sarà una rive gauche dotata di una struttura pubblica costosa e inutilizzata, ma sarà pure sempre un rive gauche. Del resto, da che mondo è mondo, le rive gauche sono dei bellissimi posti (nessun intellettuale medio, che sarà anche un intellettuale, ma non è mica scemo, ci andrebbe a stare, altrimenti) che però hanno qualcosa che non quadra, qualcosa che non funziona o che non funziona come dovrebbe funzionare, se fosse sulla rive droite. Qualcosa da cambiare. E cosa di meglio si può sperare di cambiare, di trasformare, dii ribaltare, rispetto a uno spazio che lascia definire una "Mediateca polivalente strutturata in tre macro aree"?. 

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