26 ottobre 2010

Un pomeriggio in biblioteca 2.0

In edicola con 20Centesimi

Silenzio. Siamo nel cuore della Lecce che sta in silenzio, per raccontarvi - da perfetti insider - un pomeriggio come tanti, alla Biblioteca Provinciale Bernardini, località ex Convitto Palmieri. Un pomeriggio che, però, sempre come tanti altri, se non fossimo qui imboscati, fra un liceale sedicenne e un sedicente laureando in fisica, finirebbe per restare sommerso, fra i caffè di prima delle 15.30 e gli aperitivi di dopo le 20. I due momenti della giornata in cui gli abitanti di questo mondo parallelo tornano a sembianze umane e fanno girare l’economia. Sono queste le quattro ore e mezza in cui prende vita tutto un mondo per certi versi parallelo, per altri perfettamente contemporaneo; eppure comunque sospeso, come in una di quelle bellissime scene di Toy Story in cui un umano è appena uscito di casa e i giocattoli possono riprendere liberamente la loro conversazione.

Quando ci entriamo la prima volta, nella Bernardini vera e propria - non quella dei cessi marmorei da hotel 4 stelle, non quella delle macchinette automatiche col tè freddissimo a 90 centesimi, che lì sono buoni tutti a stare in silenzio, ammirati - i primi passi, come in ogni sala lettura stuccata che si rispetti, si muovono sempre con una certa circospezione. Prime edizioni alle pareti; busti in gesso di letterati morti da secoli e mai sentiti nominare; voglia di andarsene a casa o, almeno, di sporcare il meno possibile quei lucidi tavoli di legno massiccio (altro che la scrivania Galant dell’Ikea che abbiamo a casa). Paura di non essere all’altezza di tutte quelle facce pulite, così giovani eppure così impegnate nella fondamentale tesina che sembrano scrivere incessantemente, come se non ci fosse un domani, oltre l’orario di chiusura della sala. Di più: come se ci fosse un fuoco, una passione ardente fra i loro neuroni di un altro mondo, allenati da chissà quanti altri pomeriggi di riflessione e di elaborazione a produrre sui quei portatili interminabili documenti di Word, con tanto di chissà quali grafici e tabelle.
Ma è nel momento stesso in cui ci accomodiamo alla propria postazione, scortati a stretto giro da un Caronte della cultura (provinciale) che sembra non essere affatto entusiasta del documento di identità scaduto che abbiamo fornito all’atto dell’iscrizione - e cui abbiamo promesso di tornare l’indomani con una patente valida - che ci rendiamo conto che la realtà, dietro queste apparenze, è molto diversa. In verità, quello che avevamo temuto - cioè di essere scoperti con le mani sulla tastiera a scrivere questo pezzo, da secchioni violati come Diana da Atteone durante una delle sue cacce più private - è sostituito presto dalla paura di essere scoperti privi di un profilo Facebook dalla signorina rasta di fronte che, scoprendoci nell’atto di inserire una penna-modem nel nostro laptop, ci informa della possibilità di usufruire della rete lan della biblioteca, asportando l’apposito cavo dalla postazione di fianco alla nostra, attualmente disabitata. Simulare di simulare di studiare, grazie ai consigli della stessa signorina, che si chiama Laura e fa la barista acrobatica, diventa presto una seconda natura, per le nostre menti deformate dall’abitudine a scrivere di cultura a Lecce.


Con tutta la tecnologia a disposizione dei giovani e dei diversamente giovani che qui sono di casa, non c’è una sola tipologia di locale notturno con giochi a premi i cui meccanismi di gioco a premi o messaggeria da rimorchio non sia possibile riprodurre qui, fra queste stupende boiserie, restaurate dalla mano di amministratori pubblici illuminati, in grado di sopportare forti spese per il nostro arricchimento culturale; e governate da straordinari custodi, in grado di tollerare anche tre, quattro mesi di anagrafe fantasma. La classica chattata finto-clandestina fra due visitatori in realtà fidanzati da anni è solo l’inizio di una scoperta di perversioni e di aberrazioni della socialità online che questi hard disk e queste ram potrebbero raccontare per anni e anni di sbobinamento. Il massimo? Giocare ai mimi via webcam da un tavolo all’altro, rigorosamente dopo aver silenziato i microfoni. 


Sui diversamente giovani, in particolare, c’è da fare un’osservazione. Qualcuno fra loro è pure belloccio, dinoccolato, un perfetto dottorando in cerca di sedute comode per battere tesi forse reali. Uno sicuro di sé. Dovreste vedere la faccia che gli fanno le liceali che cerca di approcciare non facendo finta di chiedere loro il nome, per motivi di precedenti incontri fittizi al Cagliostro, e per poi aggiungerle al volo su Facebook. “Ma da dove viene questo vecchio?” - è la condanna che digitano sulla finestra di Msn un attimo dopo avergli dato del lei.

1 commento:

Anonimo ha detto...

quante critiche...vivi tranquillo compare!!!

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